IL BARATTOLO CATTURA CANZONI RESTA VUOTO…APPARENTEMENTE…….
Sono arrivata dove intendevo andare: una stanza luminosa e vuota. Al centro una donna, con in testa un ridicolo cappellino; sedeva su una grande valigia verde. Ha sollevato lo sguardo e così ho potuto vedere i suoi occhi: azzurri. Così simili ai miei. La donna si è mossa, portando la mano al collo; ha toccato il suo collare con fare protettivo, come per sincerarsi che fosse ancora al suo posto: ovvero, ben agganciato al guinzaglio. “So chi sei, Giuly Wilde, e so perché sei qui!”, ha esclamato quindi con voce ferma, “Non provare a separarmi dal mio collare! Non pensarci nemmeno!” Il suo tono non era affatto amichevole. Devo ammetterlo, questo mi ha spiazzato, totalmente. Ero scesa fin lì per lei.
Avevo nuotato nella melma nera dell’acquitrino per raggiungerla. E ora quella donna mi guardava ostile e diffidente, come si guarda un nemico. “Sono qui per liberarti!”, ho balbettato confusa. Per quanto ci provassi a restare calma, tremavo dalla delusione e dal disappunto. Ho respirato a fondo, cercando le parole giuste per continuare senza tuttavia riuscire a trovarle. Lei ha buttato la testa all’indietro e si è sciolta in una risata amara. “Quanto sei ingenua! Sei qui per liberarmi? Ma io lo sono già, libera! Libera dal tormento del dubbio, dalla fatica di capire e di scegliere! Libera di affidare a qualcun altro il peso di me stessa e della mia vita! E’questo il tipo di libertà che voglio.Perciò, vattene.”
Il suo era un commiato. Confusa, ho cercato d’istinto il barattolo in fondo alla tasca del mio cappotto; sotto le dita, il freddo del vetro. Ho capito che il mio barattolo sarebbe rimasto vuoto, stavolta. Ho girato i tacchi dei miei stivali lanciando a quella donna una sola ultima occhiata. “Se è questo che vuoi, va bene. Ma se cambierai idea, chiamami. Io ci sarò”, le ho detto piano. Lei ha distolto lo sguardo. E allora io ho guardato in su, cercando il puntino azzurro che nel nero assoluto segnalava la via d’uscita. L’ho visto. E mi è bastato strizzare l’occhio sinistro per trovarmi di nuovo qui. Il barattolo era rimasto vuoto ma, ripensandoci, proprio per questo era in un certo senso pieno. Pieno di vuoto. Quindi ho preso la chitarra e ho scritto “Waiting for you”. GW
DI PAURE, MOSTRI E BARATTOLI CATTURA CANZONI (STORIA DI “MOVING ON”)………..
Sembrava un frammento di luna adagiato sulla superficie tremula dell’acquitrino. Mi è parso di leggerci dentro il volto di una vecchia; forse quella che pian piano sto diventando. Questo pensiero ha evocato in me una sensazione soprattutto fisica: come una mano fredda, che ti entra nell’addome e ti stringe lo stomaco. E’ stato allora che l’occhio del Coccodrillo è emerso a pelo d’acqua e mi ha fissato, giallo e ipnotico, rendendo più incerti i contorni di quell’immagine fino a scioglierla in mille pailette d’argento.
Il Coccodrillo mi guardava, annusando la mia paura, la mia pena. “ Cosa vorresti fare? Il tempo del buon senso è ormai giunto, Giuly Wilde; il tempo di infilarsi nel bozzolo, al caldo, e di spegnere la luce”, ha suggerito saggiamente. Ma io ho in me un altro tipo di buon senso.“Apprezzo i tuoi consigli, ma il bozzolo non fa per me”, gli ho spiegato con dolcezza. Lo sguardo del Coccodrillo si è incupito, come se le mie parole l’avessero offeso. “Niente di personale!”, ho concluso alzando le spalle. Lui ha socchiuso il suo occhio e si è allontanato scivolando sull’acqua fino a diventare una nuvola di vapore. Allora ho cercato il barattolo di vetro in fondo alla tasca del mio cappotto e l’ho tirato fuori.
La nuvola è rimasta un attimo incerta sul da farsi prima di scivolarci dentro; quindi ho avvitato saldamente il coperchio di latta e me lo sono rimesso in tasca. E ho alzato lo sguardo. Nel nero, appena percettibile, splendeva un minuscolo punto azzurro, poco più grande di una capocchia di spillo. Ho sorriso a quel punto e ho strizzato l’occhio sinistro. E in un attimo, mi sono ritrovata catapultata di nuovo qui. Dunque ho preso la chitarra e ho scritto “Moving on”. GW